Sono i numeri di una crescita inarrestabile, che di fatto in sette anni triplica il giro d’affari delle vendite online (nel 2014 era pari a mille e trecento miliardi di dollari) e che, allo stesso tempo, invia un messaggio chiaro e forte: c’è tanto spazio per crescere, ed è a disposizione di tutti coloro che sapranno attrezzarsi per tenere il passo del cambiamento.
Nel bene e nel male, e sebbene su scala inferiore, qualcosa di simile accade anche in Italia: nel 2019, gli acquisti online degli italiani registrano un significativo aumento del 15% rispetto all’anno precedente, per superare quota 31,5 miliardi di euro. Di questi, circa 18,2 miliardi (+21% rispetto al 2018) servono per comprare prodotti, mentre i restanti 13,3 miliardi di euro (+7%) vengono investiti dagli italiani per comprare servizi. Cosa notevole - e tipicamente italiana - è che ogni dieci euro investiti in acquisti, quattro sono spesi via smartphone, da sempre lo strumento preferito dagli italiani per accedere al lato digitale delle loro vite (Fonte: Osservatorio eCommerce B2C-Consorzio Netcomm/School of management del Politecnico di Milano).
Calcolatrice alla mano, con questi risultati l’eCommerce in Italia avrà un valore pari al 7% dell’intero mercato retail. È una buona o una cattiva notizia? Dipende: in termini assoluti è ancora poco, e conferma che restiamo indietro rispetto ad altri paesi europei come Germania, Regno Unito e Francia. Allo stesso tempo, è innegabile che sia in atto una crescita significativa dell’intero mercato digitale italiano: per esempio, crescono i comparti storici della vendita al dettaglio online come Informatica & Elettronica (+18%, oltre 5 miliardi di euro) e Abbigliamento (+16%, oltre 3 miliardi), mentre vanno sempre meglio settori “nuovi” come Food&Grocery (+39%) o Arredamento e Home Living (+26%). A questo si aggiunga che l’eCommerce, da solo, nel 2019 è responsabile del 60% della crescita del retail, stimata in circa 6,5 miliardi di euro, e il quadro è completo: in Italia il commercio elettronico rappresenta ancora una piccola parte del totale, ma cresce sano e forte.
Questo tuttavia non significa che non ci siano problemi: i numeri di della ricerca prodotta da Osservatorio eCommerce B2C-Consorzio Netcomm/School of management del Politecnico di Milano (così come quelli di altri studi simili) ci raccontano anche di un paese in cui il fitto tessuto delle Piccole e Medie Imprese è sostanzialmente in ritardo nell’adozione di tecnologie e servizi digitali per il commercio elettronico, tanto che appena il 10% delle aziende italiane vende online, spingendo potenziali acquirenti di tutto il mondo a rivolgersi altrove. Né fanno di meglio gli stessi cittadini del Belpaese, se è vero che solo il 44% di loro si avventura ad acquistare online, contro il 68% della popolazione europea.
Ciò che serve oggi all’Italia è costruire e diffondere una più solida cultura del digitale, un terreno fertile dove coltivare le competenze necessarie sia alle aziende che devono implementare servizi avanzati per il digital retail (sempre più basati su tecnologie come intelligenza artificiale e deep learning), sia al grande pubblico che di tali servizi deve fruire. E che grazie all’avvento di social networking site come Instagram, Facebook e Twitter, mai come ora è stato pronto ad accogliere e far propria la rivoluzione digitale.